il Giorno del ricordo

Il 20 luglio del 2000 il Parlamento Italiano approvava la L. n. 211, con la quale istituiva il ‘Giorno della memoria’, il 27 gennaio, in ricordo della deportazione e dello sterminio, noto  col nome di ‘Shoah’, l’Olocausto, perpetrato nei tanti lager del Centr’Europa dai nazisti tedeschi nei confronti del popolo ebraico e di altre comunità ritenute inferiori. Quattro anni dopo, il 30 marzo 2004, l’approvazione della L. n. 92 sanciva l’istituzione del ‘Giorno del ricordo’, il 10 febbraio, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre di Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra. A una botta (da sinistra) arrivava pronta la risposta (da destra). E così giustizia era fatta! Forse è vero: la Costituzione sarebbe opportuno cambiarla, aggiornandone magari già il primo articolo. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro? Non sono di sicuro d’accordo su questo incipit i tanti disoccupati, gli inoccupati, i precari, i cassintegrati, non sarà d’accordo neppure il ministro Brunetta, che ritiene di dover mettere in riga un popolo di fannulloni, coloro che non sono parte delle caste! Meglio sarebbe forse dire che l’Italia è una Repubblica (almeno per ora, ma attenzione alle manovre di qualcuno per il monopolio del potere) fondata sulla conflittualità (smisurata) e sulla legiferazione (sovrabbondante). Un giorno per ricordare i morti per mano destra e un altro per pensare alle vittime per mano sinistra. 1 a 1: pari e patta, e tutti contenti. Siamo o no un popolo si sportivi, oltre che di santi, poeti e navigatori? Qualche riflessione. Ma la matrice di tali atti di follia umana non è una e una soltanto? Non diciamo sempre che la violenza è da condannare, da qualsiasi parte essa provenga? Qual è il messaggio che diamo nelle scuole ai nostri ragazzi, se diciamo che c’è un giorno per ricordare la Shoah ed un altro per le foibe? Sarebbe di sicuro più coerente, semplice ed educativo ricordare in una medesima occasione questi due eventi, ma anche altri genocidi e tragedie dell’umanità, del passato e del  presente, sui quali è calata la nebbia dell’oblio! Quei tragici fatti sono avvenuti per le divisioni ideologiche e culturali tra popoli. Se continuiamo a dividerci anche nel ricordo di quelle vittime innocenti, viene da chiedersi: perché ricordare? Almeno quando si ricordano i nostri morti sarebbe necessario non dividersi, superare le conflittualità permanenti! Ricordare dovrebbe essere l’occasione per una riflessione, al fine di superare le divisioni, cause di tutti i mali. Altrimenti si celebrerebbero cerimonie di facciata, non soltanto inutili, ma addirittura dannose! Il Parlamento con la doppia legiferazione non ha di sicuro dato un buon messaggio per costruire una società democratica ed una civile convivenza. Ha innalzato due muri, invece di un unico altare della pace!

Antonio Romano