I giovani tra alcool, fumo e droga.

 

 

 

Giovani italiani allo sbando, persi tra droga e disinteresse. Non sorprende, dunque, che gli esperti stigmatizzino quella attuale come 'light generation', tutta orientata al piacere, e alla larga da sofferenze e dolori.
Un esercito di 17 milioni di persone tra i 15 e i 34 anni: 'asini' a scuola, indisponibili ad aiutare in casa, poco indipendenti e disinteressati alla cultura e alla politica.
"Ma le note più dolorose - assicura Franco Avenia, presidente dell'Associazione italiana per la ricerca in sessuologia (Airs) e vicepresidente della Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss), al convegno 'No alla violenza nei giovani', in programma oggi a Sovigliana Vinci, in provincia di Firenze - vengono da alcol e droghe". I numeri, al riguardo, la dicono lunga.

"Droga per un giovane italiano su tre. L'uso di sostanze proibite ha ormai superato ogni livello di guardia.
Il consumo di cocaina è cresciuto del 62% tra i 25 e i 34 anni, e del 50% tra le ragazze tra i 15 e i 24 anni. E già intorno ai 13-14, stando alla Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze del 2007, le giovani italiane si avvicinano alla 'polvere bianca'".

E se i numeri sull'uso di droga sono allarmanti, le cose non vanno meglio sul fronte alcol. "Il consumo fuori pasto tra i 14 e i 17 anni - ricorda Avenia - nell'ultimo decennio è quasi raddoppiato, raggiungendo il 41%". Eppure per lo più loro vivono in casa, sotto gli occhi di mamma e papà.

Circa il 70% intorno ai 30 anni non spicca ancora il volo dal nido. Ma, nonostante ciò, non si sentono certo obbligati nelle faccende domestiche. Il popolo dei 'bamboccioni' è infatti restìo ad aiutare in casa: solo il 19,7% ogni tanto dà una mano (Rapporto Iard 2007). Depongono a favore dei 'bamboccioni', tuttavia, le difficoltà con cui devono fare i conti nella ricerca di un posto di lavoro.
"Fino a 24 anni - spiega Avenia - solo il 50% è già occupato, e a 34 anni il 21,3% è ancora in attesa di un lavoro". Le cose poi non vanno meglio nel loro rapporto con la cultura.

Il 36,1% non legge mai; il 63,6% tra i 14 e i 24 anni inizia i libri senza finirli; il 52,4% non legge i quotidiani o li legge solo una volta a settimana, presumibilmente il lunedì per le notizie sportive. E i risultati si vedono. Secondo l'Ocse (Programma Pisa 2006), in Europa, i quindicenni italiani sono gli ultimi in matematica e i penultimi nella comprensione di un testo. In più, il 62% non sa da cosa dipendano il giorno e la notte e un terzo non sa calcolare il cambio di una valuta.
Altrettanto preoccupanti, inoltre, sono i valori di riferimento dei giovani. "Il recente Rapporto Iard del 2007 - spiega il sessuologo - ha ordinato in una scala gli 'aspetti più importanti della vita' per loro. Quel che più colpisce è che nella graduatoria scaturita si trovino al primo posto la salute (91,9%) e la famiglia (86,5%). Ma tali valori sembrano indicati solo perché attesi dalla società, senza essere realmente sentiti. Se la salute fosse veramente ritenuta la principale priorità, non avremmo un così alto consumo di alcol, di droghe, di tabacco".
"Si rifletta poi sul fatto che il 21,4% dei giovani - incalza Avenia - confessa che può accadergli di guidare ubriaco e che la prima causa di morte in questa fascia d'età sono gli incidenti stradali provocati principalmente da incoscienza, stato di ubriachezza, alterazione da droghe. E che la seconda causa di morte è il suicidio. Dov’è, dunque - domanda - questa attenzione per la salute?".
"Nella graduatoria dei valori - prosegue Avenia - seguono poi la pace, la libertà, l'amore e l'amicizia: un quartetto che sembra stilato in una comunità hippy. Per contro, non viene criticato dai giovani rubare in un negozio (26%); assentarsi dal lavoro fingendo malattie (50,5%); viaggiare senza pagare il biglietto (69%); evadere le tasse (42%). Ci si chiede, allora, dove siano finiti valori quali l'onestà, il senso del dovere, la dignità?".

Secondo Avenia, "per i giovani d'oggi - la light generation - tutto è compreso in due categorie: il piacere da raggiungere subito, e il sacrificio e il dolore da evitare a tutti i costi. Il resto è noia o, peggio ancora, inquietudine. E quando si vive nel grigiore del nulla - conclude - e non è possibile consumare il piacere qui ed ora, si beve, ci si droga, si lanciano sassi dal cavalcavia. Perché il dolore riconosciuto è solo il proprio".

 

 

 

 

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