rappresentazione teatrale liceo classico nova siri 09
foto aldo tucci
PIRANDELLO “LA SIGNORA SPERANZA” Straordinario quest’anno il lavoro svolto dagli studenti del liceo classico di Nova Siri all’interno del progetto teatrale. Dopo una minuziosa e attenta lettura di una novella di Pirandello, “La signora Speranza”, gli studenti, con l’ausilio della docente di italiano e latino, la prof.ssa Anna Arpino, hanno reso le pagine in prosa del grande artista “espressionista” della fine dell’800, un’opera drammatica da portare in palcoscenico.Chissà quanti sceneggiatori ed artisti prima di loro lo hanno fatto, mescolando però diverse novelle e portandole sulle scene nei teatri italiani. Ma la riscrittura effettuata dai liceali è tutta nuova ed originale. Riuscire a rendere attraverso le semplici “espressioni” del proprio volto e del proprio corpo quel senso di relativismo e paradosso che persegue tutte le opere pirandelliane è impresa a dir poco ardua. L’ideatore scenografico, il famoso maestro Gaetano Dimatteo con l’operoso prof. Francesco Malvasi, desiderano che solo loro siano protagonisti di questo gioco teatrale, protagonisti proprio lì dove i personaggi sembrano non esistere: sono delle maschere. “Maschere” ma “vere”.Tutto è verosimile ma ogni situazione è paradossale. Può succedere di promettere di sposare un folle-simpatico in punto di morte per “rendergli meno travagliato il trapasso”.E può succedere che coloro che invoglino e tramino “questa opera di bene” e che partecipino delle conseguenze di questo “falso” atto d’amore, siano dei tipi strani, dei “capi scarichi” (come li definisce Pirandello). I “classici burloni” che si sbeffeggiano della “classica donna grassoccia e non più giovane”.Umorismo ed allegria, ma scomposizione e deformazione grottesca di una vicenda che può addirittura sembrare normale. Ma i costumi e l’apparato scenografico già dimostrano che niente è normale. E forse, come voleva dimostrare il Nostro, tutti indossiamo delle maschere, perché la nostra moderna inettitudine ci costringe ad autoinganni; non si distingue la forma dalla vita, il bene dal male. Tutti recitiamo una parte durante la nostra esistenza. I personaggi della novella incoscienti ed ipocriti, non sapranno più distinguere fin dove arriva lo scherzo.Il distacco riflessivo, amaro e pietoso di una semplice cameriera o del buon Martinelli segneranno quel confine tra il segno distintivo dell’umorismo e della comicità Si, perché di ridere si ride, ed anche tanto, ma…Per fortuna i ragazzi del liceo sono capaci di rallegrare con gusto semplice quella che è purtroppo la realtà di ogni giorno dell’uomo, per così dire, all’ “avanguardia”. La chitarra e la voce di Enrico e Daniele rendono perfettamente l’idea del messaggio e soprattutto dell’impegno straordinario profuso. La verifica è per il 10 giugno alle ore 21:00 presso l’anfiteatro Totò di Nova Siri. Prof.ssa Anna Arpino
|