Giovanni Ruoppolo è un povero scrivano sposato con Cristina,
assieme alla quale
ha allevato l'orfano Erricuccio, che non perde occasione di mettersi
in mezzo
ai guai. Egli è, infatti, il messaggero segreto di una coppia di
amanti che si
incontrano nel condominio dove risiede, complice l'assenza di un
marito geloso
e cornuto.
Giunge un avvocato per pagare dei lavori a Giovanni, che digiuna
ormai da
tempo non avendo i soldi per fare la spesa, e gli propone un patto:
centomila
lire per legittimare un giovane, facendolo passare per proprio
figlio. Giovanni
accetta e corre da Cristina per fare la spesa: arriva però un notaio
a casa che
notifica a Giovanni una grossa eredità a meno di non avere figli
legittimi, che
come clausola testamentaria risultavano essere gli eredi diretti.
Erricuccio vorrebbe avvisare il patrigno ma, colto dal marito geloso
che aveva
sorpreso la moglie adultera e ben sapendo che il giovane era suo
complice,
viene da lui bloccato e, minacciato a colpi di pistola, perde la
parola dallo
spavento. Non può così fermare il padre che legittima il giovane:
quando
Erricuccio riacquista la parola, è ormai tardi.
Il giovane nuovo arrivato scopre la verità sull'eredità e decide
bene di
trattenerla, ma Giovanni, che ha vissuto nella miseria, preferisce
costituirsi
alle forze dell'ordine per falsa legittimazione, finendo in galera
per cinque
anni, piuttosto che perdere quella fortuna con la effe maiuscola.
“LA FORTUNA CON L’EFFE MAIUSCOLA”
da E. DE FILIPPO E A. CURCIO
Una divertente commedia che nel 1942
fu uno dei più clamorosi successi del Teatro Umoristico dei celebri
fratelli De Filippo. Un trionfo personale di Eduardo e Peppino che
ne furono i primi ed irripetibili interpreti. Ispirandosi alla
lezione di un passato glorioso, oggi, con l’interpretazione degli
attori della Compagnia di Teatro “Castroboleto", lo spettacolo torna
a risplendere di luce nuova. La fortuna con "la effe maiuscola" è
quella inattesa che capita al protagonista della commedia, un
pover’uomo perseguitato da un destino avverso e beffardo, che vede
all’improvviso illuminare la sua vita misera dall’arrivo di
un’eredità che gli giunge da parte di un parente emigrato in
America. Eredità che però ha la condizione di spettare per intero al
poveretto solo se lui non avrà figli. Se il figlio c’è, tutta la
ricca eredità andrà a lui. Invece il pover’uomo, che dell’eredità
tutto ignorava, un figlio ce l’ha. Lo ha appena riconosciuto,
costretto dalla miseria, in cambio di un modesto compenso che lo
avrebbe aiutato a liberarsi dai debiti. E così, da questo
impedimento, nascono gli equivoci e le disavventure tragicomiche
della commedia, metafora di una società che si trasforma.
La Compagnia la ripropone al
pubblico d’oggi in una divertente ed umanissima interpretazione che
mette in risalto una delle caratteristiche più preziose del Teatro
dei De Filippo: l’umorismo. Umorismo che rappresenta la parte agra,
la parte amara della comicità. Comicità tutta napoletana che ci
diverte ed appassiona attraverso un Teatro sempre attuale che,
sorridendo, ci racconta la fatica di vivere. |