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il taccuino di "RE" mida

                  Mida  Settembrino - pubblicista ordine dei giornalisti di Basilicata


Rassegna stampa

   Occhi puntati sul nucleare, un pericolo sempre in agguato per  le terre joniche.

 NOVA SIRI. LE SVELA BARACCA IN UN LIBRO.

L’ENERGIA ATOMICA E LE VERITA’ NON DETTE

 La minaccia di un nucleare invasivo, irrispettoso dei fragili equilibri della vita umana torna a fare visita nelle forme di un seminario di studi e riflessione nella comunità di Nova Siri. A distanza di tre anni da una sentita lotta popolare contro l’incauta scelta governativa che individuava la vicina realtà di Scanzano Jonico, come sito unico per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi, l’osservatorio antinucleare di concerto con la Confederazione dei COBAS si armano d’iniziativa e provano a sollecitare le coscienze del Metapontino verso una politica dello stare in campana e del non abbassare la guardia. A scendere in campo sono i grandi studiosi della scienza che non accetta di rimanere lettera morta e si porta al servizio dell’umanità.<< Perché non esiste una scienza neutrale – dice Francesco Masi -  nel delineare i tratti accattivanti del libro “A volte ritornano: il nucleare. La proliferazione nucleare, ieri, oggi e soprattutto domani” di Angelo Baracca, fisico all’Università di Firenze. Smascherare la realtà – continua Masi -  fino a farne intendere la sua esattezza anche quando di mezzo c’è una realtà totalizzante come il nucleare significa far appello ad un’onestà intellettuale di cui il prof. Baracca può andare fiero>>. Il fisico cerca, fin dalle prime battute del suo corposo intervento, di catalizzare l’attenzione dei presenti, per lo più rappresentanze della scola media inferiore, sulle derivazioni scientifiche di una realtà, qual è quella del nucleare capace di creare attraverso i suoi arsenali, un vero “Equilibrio del terrore”. Ma l’egida crocevia degli anni 70-80 con un nucleare  di portata distruttiva pari ad una potenza di alcuni milioni di volte nei confronti della terra si depotenzia con il crollo dell’Unione Sovietica. Da allora il pericolo di una guerra nucleare riaffiora con gli scontri internazionali, ormai all’ordine del giorno. Per ciò che concerne, invece, l’esatta comprensione di ciò che si debba intendere per scorie radioattive, Baracca definisce le stesse come residui inevitabili postumi all’esaurimento del fattore di produzione energetica. <<Liberarsi definitivamente di esse – ha osservato il fisico - è cosa assolutamente fantasiosa, non esistono, infatti, inceneritori capaci di distruggere il nucleo radioattivo. L’unica strada rimane quella dello stoccaggio e ciò, com’è comprensibile, necessita di una indefettibile opera di messa in sicurezza.

                                 14.05.2006                 “Il Quotidiano della Basilicata”


                    NOVA SIRI. ANCORA APERTA LA QUESTIONE DEL DEPOSITO E DELLA MESSA  IN SICUREZZA DELL’ENEA

 SCORIE, UN PERICOLO IN AGGUATO

 

DOPO SCANZANO, SI RIPROPONE CICLICAMENTE LO SPETTRO NUCLEARE

 

A volte ritorna. La seriale allocazione dei rifiuti tossici nucleari nelle terre della Magna Grecia continua a tenere alta intorno a sé la soglia di sorveglianza da parte dei gruppi pacifisti. Il loro osservatorio si interroga, a Nova Siri, nella due giorni nazionale contro il nucleare, sul perché dell’esistenza di un retroscena volutamente celato sotto la coltre rassicurante della facciata della “Messa in sicurezza” delle scorie radioattive. E’ così che si torna a parlare del centro ENEA di Trisaia, cattedrale di indiscussa portata radioattiva, croce e delizia del plenipotenziario geostratega, Generale Carlo Jean. E’ proprio da questa blindatissima location civile e militare che giungono notizie tutt’altro  che rassicuranti: “la Sogin non avrebbe messo nulla in sicurezza”. Lo spettro dei rifiuti radioattivi lasciati fuori dal chiappo della garanzia di conservazione sarebbe ancora tutt’altro che archiviato. Dalla voce degli antinuclearisti, ammettendo che ci sia qualcuno a favore di questo macigno di non facile gestione, fa rotta ancora la notizia  del fantasioso quanto sconsiderato progetto di fare del territorio di Ferrandina, ridente cittadina ionica, una centrale nucleare “A caldo”, in altri termini la “Los Alamos lucana”. Ma nelle pieghe del Convegno, ben presto il lancio stanante su Ferrandina viene stemperato dall’intervento dell’ex presidente della Giunta regionale di Basilicata, Filippo Bubbico il quale argina la portata della questione ad un impasse di geopolitica ormai superato. Su quanto, poi, il Governo centrale tenga conto delle problematiche relative alla convivenza con il nucleare, giungono voci tutt’altro che incoraggianti dalla neoeletta senatrice lucana, Annamaria Palermo che, reduce dalla sua nuova esperienza di vita parlamentare, si sofferma sull’importanza del ruolo congiunturale del parlamentare con il suo bacino di elettorato. <<Affinché noi possiamo rappresentare qualcuno – osserva la giovane senatrice di Rifondazione Comunista – c’è bisogno di un investimento serio e smaliziato delle problematiche territoriali. Quanto alla questione del nucleare è quanto mai  opportuno uscire allo scoperto, smascherare la realtà dai suoi facinorosi contorni da copertina e ricercare la verità anche a costo di lottare>>. E di lotta al nucleare, il popolo lucano non può che fare appello ad un non lontano 2003, quando la volontà della gente comune dimostrò di essere più forte di qualsiasi scelta istituzionale.

                                 

                                14.05.2006          “Il Quotidiano della Basilicata”

 


NOVA SIRI. CONVEGNO NAZIONALE CONTRO IL

                      NUCLEARE

 

Il macabro scenario del nucleare torna a far parlare di sé, in quel lembo di mediterraneo, che coincide con il Metapontino, da più parti eletto a “pattumiera nazionale” per lo stoccaggio di materiale radioattivo. Dopo i “giorni di Scanzano Jonico”, quando, in un non lontano novembre 2003, un esercito di vecchi, uomini, donne e bambini si mobilitò contro le incaute scelte istituzionali del governo centrale, preda di una logica scellerata di allocazione di sostanze ad alto contenuto cancerogeno, la Confederazione COBAS di Basilicata e l’Osservatorio antinucleare di Nova Siri promuovono un convegno nazionale contro il nucleare per le giornate del 13 e del 14 maggio. E’ con questa investitura a “ location d’eccezione” che Nova Siri, la piccola cittadina ionica, così prossima per la sua geografia strategica all’impianto Itrec/Enea della Trisaia di Rotondella, croce e delizia del generale Carlo Jean e della Sogin, diventa passo tonante per l’ascesa di una coscienza collettiva riluttante del nucleare e dei suoi subdoli utilizzi. Nella due giorni di assemblea, si impone il contributo scientifico del prof. Angelo Baracca, docente di Fisica presso l’Università di Firenze. Queste, le risultanze delle sue ultime tornate accademiche: <<I rischi di una ripresa della proliferazione nucleare su scala mondiale, postuma ad un Trattato di non proliferazione nucleare, una sorta di compromesso tra gli Stati  per il diniego dell’utilizzo militare del nucleare, sono oggi molto concreti. Se qualcuno dubitasse che questo quadro sia troppo allarmistico, tenga presente che quello che differenzia le armi nucleari da tutte le altre, è che vanno fermate prima di essere usate, perché il loro uso apre la strada a scenari apocalittici che non hanno uguali. Vi è una sola strada possibile: riprendere il processo di disarmo nucleare totale>>. Oltre la scienza, a cui si invoca una presa di posizione, un’uscita netta dalla neutralità, quando, come nel caso del nucleare si ha a che fare con “una bestia che non dorme mai”, si leva la voce di Francesco Masi, dei COBAS di Basilicata. <<Si rimane allibiti, nel dibattito sulle opportunità e sulle prospettive della fusione a caldo. La recente boutade di trasformare Ferrandina, nella Los Alamos lucana, al di là dei suoi risibili e contradditori aspetti locali, la dice lunga sulla stipula ad Ottawa di un accordo quadro di cooperazione accademica/industriale/scientifica di valenza triennale tra l’Università degli studi di Basilicata e la società canadese Fusion Reactor Technology e sulla disponibilità ad erogare fondi regionali al progetto di costruzione di un prototipo sperimentale per fusione a caldo a Ferrandina>>. Si respira aria di fronte tra l’associazionismo pacifista convolato a Nova Siri e, dietro la storia infinita delle verità scomode, sottaciute, sul nucleare, il sottile filo della memoria cede il passo ad una volontà forte, tenace, quella di un popolo che si ribella ai misfatti. E’ accaduto qualche tempo fà, nei giorni di lotta a Scanzano Jonico, si ripropone, oggi, nelle pieghe assembleari del convegno nazionale. <<L’assemblea – si legge nella sintesi programmatica, stilata a fine convegno da Francesco Masi – ha approvato la proposta di costituzione di un organismo territoriale stabile con finalità formative finalizzate alla diffusioni dei saperi circa le vecchie e le nuove frontiere della fisica, dell’energia nucleare. A seguito del naufragio del Tavolo regionale della Trasparenza – si legge ancora del documento – si chiede  una tavola rotonda, a livello regionale, tra le istituzioni e le parti sociali. E ancora, l’assemblea ha deciso di chiedere una interpellanza parlamentare sull’esistenza e sulla natura di un accordo, di cui si ha notizia, intercorso nel 1999 tra governo statunitense ed italiano sulla revisione dei termini di restituzione o addirittura della non restituzione delle barre radioattive provenienti dalla vecchia centrale di Elk River  depositate ancora alla Trisaia di Rotondella>>.

           15.05.2006        “Lucano magazine”

 

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